Scultura

Germania, Austria, Svizzera, Francia, Italia, Ungheria… Le sculture della Collezione offrono uno spaccato dell’arte europea tra Ottocento e Novecento, abbracciando un’eccezionale varietà di stili: dal romanticismo al liberty, dal simbolismo all’espressionismo. Non mancano momenti “esotici”, come quelli del busto di Marcel Alphonse Temporal, che risente di fascinazioni egiziane nel periodo della scoperta della Tomba di Tutankhamon. 

Tra le sculture c’è il simbolo della Casa Museo: il Beethoven di Marcello Mascherini, triestino di adozione, figura di spicco tra gli scultori italiani del primo Novecento e affascinante affabulatore definito dal poeta Alfonso Gatto “un atleta dello spirito e uno strenuo lottatore sul piano formale.” Realizzato nel 1925, è il primo capolavoro di quest’artista eclettico, cui furono riconosciuti numerosi premi, tra cui il San Giusto d’Oro di Trieste.

È un’opera monumentale di gusto simbolista. L’assenza degli occhi allude visivamente alla sordità del Compositore, comunicando il suo dolore così ben espresso all’amico Franz Gerhard Wegeler: “Ma chi può mai sottrarsi alle tempeste che gli infuriano intorno? Tuttavia sarei felice, forse uno dei più felici fra gli uomini se il Demonio non avesse preso dimora nelle mie orecchie”.  Beethoven è però un indomito combattente: i tratti del volto marcati, la torsione dei possenti muscoli del collo, raccontano la sua capacità di superare in dignitosa solitudine gli ostacoli della sua condizione, raggiungendo le somme vette dell’arte. Un energico messaggio di speranza.