Itinerario beethoveniano a Trieste
La Casa Museo Biblioteca Beethoveniana è l’approdo ideale di un itinerario beethoveniano a Trieste: un’occasione in più per un intenso viaggio di grande fascino, che ci porta dalle atmosfere mitteleuropee del capoluogo giuliano, ai colori e agli scorci pittoreschi del borgo di Muggia.
Muggia, porta dell’Istria e ultima città costiera dell’Adriatico italiano, colpisce per la sua schietta impronta veneziana, con il suo caratteristico mandracchio (darsena), vicoli pittoreschi e ristoranti tipici famosi per la pregiata cucina di mare. Tra i suoi monumenti spiccano il Duomo gotico veneziano, il Castello e la Basilica romanica di Santa Maria Assunta di Muggia Vecchia, cuore di un parco naturalistico-archeologico, da cui si gode un’ampia veduta del Golfo di Trieste. Muggia si raggiunge anche via mare dalle Rive di Trieste, in circa trenta minuti con la motonave Delfino.
Beethoven a Trieste, raccontato da Carlo de Incontrera
Compositore e musicologo triestino, già docente di Storia ed estetica della Musica presso il Conservatorio di Trieste e la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trieste, Carlo de Incontrera è anche un esperto dell’opera e della vita di Beethoven, e ha proseguito e approfondito le ricerche e gli studi del padre Oscar dedicati al rapporto del compositore tedesco con Trieste.
In questa breve e appassionata intervista ci fa scoprire molte curiosità su questo legame, indiretto ma profondo: dalla passione di Beethoven per le ostriche e il Picolit, documentata nei Quaderni di conversazione, alla passione per la triestina Giulietta Guicciardi, all’amicizia con il Barone Joseph Benedikt Pasqualati von Osterberg, oriundo triestino e ricchissimo imprenditore a Vienna, proprietario di quella Pasqualatihaus dove Beethoven soggiornò per un lungo e prolifico periodo della sua vita, lì componendo alcune tra le sue grandi opere.
Una testimonianza, quella di Carlo de Incontrera, che fa anche luce sulla straordinaria vivacità economica e culturale di Trieste tra XVIII e XIX secolo.
Piazza della Borsa, Trieste
Ricordi di un amore impossibile
Dove oggi è il palazzo del Tergesteo, con la sua elegante Galleria che dà accesso al Teatro Verdi, si trovava, un tempo, il palazzo della Dogana Vecchia, demolito nel 1840. Qui abitò Giulietta Guicciardi tra il 1796 e il 1800, quando il padre, conte Francesco Guicciardi di Cervarolo, era occupato a Trieste con incarichi governativi.
Giunta sedicenne a Vienna nel 1800, la triestina “damigella contessa” Giulietta sarebbe diventata allieva di Beethoven e a lei il Compositore avrebbe dedicato la Sonata “Al chiaro di luna”, descrivendola all’amico Wegeler come “incantevole fanciulla che mi ama e che io amo”, con l’amara coscienza di un amore impossibile, soprattutto per la differenza di ceto sociale.
Museo Revoltella, Trieste
Un dipinto monumentale e magnetico
Dimora del Barone Pasquale Revoltella, facoltoso imprenditore e finanziere triestino nato a Venezia da famiglia di origine ebraica, vicepresidente della Compagnia universale del Canale di Suez, il Palazzo Revoltella è oggi sede del più importante Museo triestino, che conserva preziosi ambienti d’epoca e una ricca Galleria d’arte moderna.
Ascoltando Beethoven (anche Sonata a Kreutzer) – 420×202 cm – di Lionello Balestrieri (*Cetona, 1872 – †ivi, 1958), realizzata nel 1899 e premiata all’Esposizione Universale di Parigi del 1900. Opera d’ispirazione romantica, di grande popolarità e replicata in innumerevoli copie, rappresenta con inquietante magnetismo una stanza povera e disadorna di Parigi, dove un violinista e un pianista suonano per pochi amici, artisti bohémien, ciascuno sprofondato in solitarie emozioni: tra questi, in primo piano, appare l’autore del dipinto vicino alla sua donna. Sulla parete frontale, la maschera di Beethoven (da vivo) domina la scena.
Casa Ralli, Riva Grumula, Trieste
La casa del grande biografo americano
A Casa Ralli abitò e morì Alexander Wheelock Thayer (* South Natick, Massachusetts, 1817 – †Trieste, 1897), giornalista, musicologo, diplomatico, autore di Beethoven’s Leben, biografia monumentale in cinque volumi, gli ultimi due, postumi, completati su gli appunti di Thayer dai tedeschi Hermann Deiters e Hugo Riemann. Per gli allora straordinari livelli di ricerca e accuratezza, è considerata un’opera fondamentale e la più attendibile sulla vita del Compositore tedesco. Il lavoro fu in buona parte compiuto a Trieste, dove Thayer fu console degli Stati Uniti del Nord America e risiedette per oltre trent’anni, potendo attendere alla sua minuziosa passione beethoveniana nel clima favorevole di questa città profondamente collegata a Vienna.
Cimitero Evangelico, Trieste
La riscoperta tomba di Thaier
Tomba di Alexander Wheelock Thayer, riscoperta grazie alle appassionate ricerche dello storico triestino Oscar de Incontrera.
Villa Economo Gossleth, Trieste
Un grande amico di Beethoven… e di Trieste
Alla fine delle Rive, la neoclassica Villa Economo Gossleth ci ricorda una figura straordinaria della biografia beethoveniana: il giovane Gerhard von Breuning, amico del Compositore e a lui vicino nei suoi ultimi giorni. Diventato medico, giunse a Trieste per la sua fama di specialista nella cura degli arti. Lì conobbe e sposò Giuseppina, figlia dell’industriale triestino Franz Gossleth, diventando così assiduo frequentatore della splendida dimora di Largo Promontorio e della città di Trieste.
Istituto Nautico, Trieste
Beethoven: la nave scomparsa nel Pacifico
Nel 1914 un evento sconvolge Trieste: la misteriosa scomparsa nel Pacifico della nave Beethoven, veliero del locale Istituto Nautico (allora Accademia Nautica), con a bordo 25 cadetti triestini, istriani, friulani, austriaci. Una storia irrisolta, che ancora oggi fa parlare, per la recente “apparizione” di probabili discendenti di naufraghi del Beethoven in remote isole del Pacifico. Nel 2014, a cento anni dalla sua scomparsa, la famiglia Carrino dopo varie ricerche trova l’unico originale a olio del veliero, opera realizzata nel 1912. Destino?
Casa Museo Biblioteca Beethoveniana, Muggia
L’attuale dimora di Ludwig van Beethoven
Sede della Collezione Carrino dedicata a Ludwig van Beethoven.
Ostriche e Picolit
Come noto, il Compositore tedesco concentrò la sua esistenza tra Bonn e Vienna, senza conoscere direttamente le periferie dell’Impero. Coltivò, tuttavia, un’immagine “godereccia” dell’Adriatico, vagheggiando visite enogastronomiche in quei paraggi. Lo testimoniano i suoi Quaderni di conversazione, pagine di appunti da lui utilizzati per comunicare con gli interlocutori nel suo stato di sordità. In uno scrive: “Dobbiamo fare una volta o l’altra una gita a Trieste e Venezia per gustare le ostriche.” In un altro, da buon bevitore, fa menzione del Picolit, nobile vino del Friuli Venezia Giulia. Tra le righe, si capisce che il buongustaio Beethoven avrebbe probabilmente apprezzato la nostra regione.
Beethoven a Trieste, raccontato da Carlo de Incontrera
Compositore e musicologo triestino, già docente di Storia ed estetica della Musica presso il Conservatorio di Trieste e la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trieste, Carlo de Incontrera è anche un esperto dell’opera e della vita di Beethoven, e ha proseguito e approfondito le ricerche e gli studi del padre Oscar dedicati al rapporto del compositore tedesco con Trieste.
In questa breve e appassionata intervista ci fa scoprire molte curiosità su questo legame, indiretto ma profondo: dalla passione di Beethoven per le ostriche e il Picolit, documentata nei Quaderni di conversazione, alla passione per la triestina Giulietta Guicciardi, all’amicizia con il Barone Joseph Benedikt Pasqualati von Osterberg, oriundo triestino e ricchissimo imprenditore a Vienna, proprietario di quella Pasqualatihaus dove Beethoven soggiornò per un lungo e prolifico periodo della sua vita, lì componendo alcune tra le sue grandi opere.
Una testimonianza, quella di Carlo de Incontrera, che fa anche luce sulla straordinaria vivacità economica e culturale di Trieste tra XVIII e XIX secolo.
Piazza della Borsa, Trieste
Ricordi di un amore impossibile
Dove oggi è il palazzo del Tergesteo, con la sua elegante Galleria che dà accesso al Teatro Verdi, si trovava, un tempo, il palazzo della Dogana Vecchia, demolito nel 1840. Qui abitò Giulietta Guicciardi tra il 1796 e il 1800, quando il padre, conte Francesco Guicciardi di Cervarolo, era occupato a Trieste con incarichi governativi.
Giunta sedicenne a Vienna nel 1800, la triestina “damigella contessa” Giulietta sarebbe diventata allieva di Beethoven e a lei il Compositore avrebbe dedicato la Sonata “Al chiaro di luna”, descrivendola all’amico Wegeler come “incantevole fanciulla che mi ama e che io amo”, con l’amara coscienza di un amore impossibile, soprattutto per la differenza di ceto sociale.
Museo Revoltella, Trieste
Un dipinto monumentale e magnetico
Dimora del Barone Pasquale Revoltella, facoltoso imprenditore e finanziere triestino nato a Venezia da famiglia di origine ebraica, vicepresidente della Compagnia universale del Canale di Suez, il Palazzo Revoltella è oggi sede del più importante Museo triestino, che conserva preziosi ambienti d’epoca e una ricca Galleria d’arte moderna.
Ascoltando Beethoven (anche Sonata a Kreutzer) – 420×202 cm – di Lionello Balestrieri (*Cetona, 1872 – †ivi, 1958), realizzata nel 1899 e premiata all’Esposizione Universale di Parigi del 1900. Opera d’ispirazione romantica, di grande popolarità e replicata in innumerevoli copie, rappresenta con inquietante magnetismo una stanza povera e disadorna di Parigi, dove un violinista e un pianista suonano per pochi amici, artisti bohémien, ciascuno sprofondato in solitarie emozioni: tra questi, in primo piano, appare l’autore del dipinto vicino alla sua donna. Sulla parete frontale, la maschera di Beethoven (da vivo) domina la scena.
Casa Ralli, Riva Grumula, Trieste
La casa del grande biografo americano
A Casa Ralli abitò e morì Alexander Wheelock Thayer (* South Natick, Massachusetts, 1817 – †Trieste, 1897), giornalista, musicologo, diplomatico, autore di Beethoven’s Leben, biografia monumentale in cinque volumi, gli ultimi due, postumi, completati su gli appunti di Thayer dai tedeschi Hermann Deiters e Hugo Riemann. Per gli allora straordinari livelli di ricerca e accuratezza, è considerata un’opera fondamentale e la più attendibile sulla vita del Compositore tedesco. Il lavoro fu in buona parte compiuto a Trieste, dove Thayer fu console degli Stati Uniti del Nord America e risiedette per oltre trent’anni, potendo attendere alla sua minuziosa passione beethoveniana nel clima favorevole di questa città profondamente collegata a Vienna.
Cimitero Evangelico, Trieste
La riscoperta tomba di Thaier
Tomba di Alexander Wheelock Thayer, riscoperta grazie alle appassionate ricerche dello storico triestino Oscar de Incontrera.
Villa Economo Gossleth, Trieste
Un grande amico di Beethoven… e di Trieste
Alla fine delle Rive, la neoclassica Villa Economo Gossleth ci ricorda una figura straordinaria della biografia beethoveniana: il giovane Gerhard von Breuning, amico del Compositore e a lui vicino nei suoi ultimi giorni. Diventato medico, giunse a Trieste per la sua fama di specialista nella cura degli arti. Lì conobbe e sposò Giuseppina, figlia dell’industriale triestino Franz Gossleth, diventando così assiduo frequentatore della splendida dimora di Largo Promontorio e della città di Trieste.
Istituto Nautico, Trieste
Beethoven: la nave scomparsa nel Pacifico
Nel 1914 un evento sconvolge Trieste: la misteriosa scomparsa nel Pacifico della nave Beethoven, veliero del locale Istituto Nautico (allora Accademia Nautica), con a bordo 25 cadetti triestini, istriani, friulani, austriaci. Una storia irrisolta, che ancora oggi fa parlare, per la recente “apparizione” di probabili discendenti di naufraghi del Beethoven in remote isole del Pacifico. Nel 2014, a cento anni dalla sua scomparsa, la famiglia Carrino dopo varie ricerche trova l’unico originale a olio del veliero, opera realizzata nel 1912. Destino?
Casa Museo Biblioteca Beethoveniana, Muggia
L’attuale dimora di Ludwig van Beethoven
Sede della Collezione Carrino dedicata a Ludwig van Beethoven.
Ostriche e Picolit
Come noto, il Compositore tedesco concentrò la sua esistenza tra Bonn e Vienna, senza conoscere direttamente le periferie dell’Impero. Coltivò, tuttavia, un’immagine “godereccia” dell’Adriatico, vagheggiando visite enogastronomiche in quei paraggi. Lo testimoniano i suoi Quaderni di conversazione, pagine di appunti da lui utilizzati per comunicare con gli interlocutori nel suo stato di sordità. In uno scrive: “Dobbiamo fare una volta o l’altra una gita a Trieste e Venezia per gustare le ostriche.” In un altro, da buon bevitore, fa menzione del Picolit, nobile vino del Friuli Venezia Giulia. Tra le righe, si capisce che il buongustaio Beethoven avrebbe probabilmente apprezzato la nostra regione.