Una lotta tra eternità ed estinzione
La morte di Beethoven è un evento mediatico quasi senza precedenti. L’annuncio lapidario “Beethoven ist gestorben” fa il giro del mondo e congela il momento di una perdita per l’intera umanità.
Scrive l’amico Nikolaus Zmeskal: “La sua morte ha suscitato un’emozione di cui non si ha ricordo… Da ventimila a trentamila persone lo accompagnarono alla tomba.” Vienna rende a Beethoven gli onori spesso negati in vita. Comincia il culto della sua memoria, talora adombrato da irrimediabili oltraggi: nell’autunno 1903 è demolita la Schwarzspanierhaus (Casa degli Spagnoli Neri), ultima dimora viennese del Compositore. Una foto originale dell’Atelier Brand & Barozzi, scattata il 13 ottobre 1903, è l’estrema documentazione della camera da letto dove morì Beethoven.
L’immagine restituisce pietosamente il vuoto di un’assenza e il paradosso di un destino sospeso tra immortalità ed estinzione, come testimoniano anche altre circostanze. Nella devastazione dei bombardamenti anglo-americani su Bonn, resta miracolosamente “illeso” il monumento dedicato al suo cittadino più illustre e anche la Beethoven-Haus subisce pochi danni. Se il mito sfida l’eternità, il 10 dicembre 1917 muore l’ultimo discendente del compositore tedesco a portare il nome Beethoven. Il labile ritratto a matita del soldato Karl Julius Maria van Beethoven, datato gennaio 1917, oltre a essere la testimonianza finale della storia di una famiglia, è anche uno dei tanti esemplari unici che rendono particolarmente preziosa la Collezione Carrino.